DADAMAINO
BIOGRAFIA
Milano, 1930 – Milano, 2004
Dadamaino, pseudonimo di Edoarda Emilia Maino è un’artista italiana che attraverso le sue opere contribuisce attivamente ai movimenti dell’avanguardia artistica milanese degli anni cinquanta.
Dopo un iniziale formazione all’università di medicina, Dadamaino si avvicina da autodidatta alla pittura nei primi anni Cinquanta ed inizia a frequentare il “Bar Jamaica”, centro dell’avanguardia milanese, dove conosce, tra gli altri, Piero Manzoni con il quale avrà una profonda amicizia.
Nell’autunno 1959, influenzata da Manzoni, la critica di Dadamaino verso la pittura Informale si fa più radicale mettendo in discussione la professione del “pittore” e i suoi tradizionali strumenti di lavoro.
Nella mostra collettiva La donna nell’arte contemporanea presso la Galleria Brera a Milano, Dadamaino presenta per la prima volta, provocatoriamente, un Volume, una tela monocroma caratterizzata da un grande squarcio ovoidale con la quale esprime la concezione d’azzeramento dell’arte in comune con Manzoni.
Il catalogo della mostra non presenta la riproduzione dell’opera esposta, ma quella di un lavoro precedente ancora segnico; tuttavia la “perforatissima tela” nominata da Mario Monteverdi sul “Corriere lombardo” non lascia dubbi sulla presenza di un Volume alla Galleria Brera, pochi giorni prima della collettiva da Azimuth.
In questi anni inizia a frequentare i protagonisti del “Gruppo T” e del “Gruppo N” iniziando a interessarsi ai risultati dell’arte cinetica e ottica. Nel 1961 realizza i Rilievi, caratterizzati da materiali ricettivi di luce, che a seconda del movimento dello spettatore creano giochi di chiaro-scuro e suggestioni ottiche di movimento.
Nello stesso anno, ispirata da Lucio Fontana, fonda il “Gruppo Punto” insieme a Antonio Calderara, Nanda Vigo, Kengiro Azuma, Hsiao Chin e LI Yuen-Chia.
Nel 1965 si unisce alla “Nouvelle Tendance” e inizia a produrre una serie di lavori focalizzati sugli effetti della visione e la cinetica, chiamati Oggetti ottico-dinamici.
Nella prima metà del 1970, Dadamaino lavora a La ricerca del colore – composta da 100 tavolette (20 x 20 cm) con 4000 tonalità differenti – e ai Fluorescenti , un’opera costituita da strisce di plastificato fluorescente su tavola che creano un’esperienza cromo-tattile cinetica. Questo lavoro segna una nuova svolta nel percorso creativo dell’artista.
Nel 1980 l’artista partecipa alla Biennale di Venezia con una sala personale all’interno del Padiglione Italia, dove esporrà nuovamente dieci anni dopo.
Per tutta la sua carriera Dadamaino lavora intensamente, esponendo in alcune delle gallerie e dei musei più importanti e prestigiosi del mondo, fino agli ultimi giorni, quando si spegne nel 2004 a Milano dopo un periodo di malattia.