Dadamaino (Edoarda Emilia Maino) nasce a Milano nel 1930. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale la famiglia Maino si trasferisce a La Maddalena, frazione di Somma Lombardo (VA), dove vivevano i nonni materni, per poi tornare a Milano al termine del conflitto. Lì Edoarda frequenterà il Liceo Classico e successivamente la Scuola d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco.
La sua formazione avviene tramite la frequentazione dell’avanguardia milanese che ha come punto d’incontro il Bar Giamaica in Brera: è vicina in particolar modo a Piero Manzoni, che frequenta dal 1957 e a Lucio Fontana, che influenza profondamente la sua ricerca. Negli anni Sessanta il suo lavoro conosce una fase di importante internazionalizzazione con forti angenze con i gruppi di ricerca Nul, Zero, Nouvelle Tendance e GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel). Negli anni Settanta l’attività di Dadamaino è fortemente influenzata dall’impegno politico del periodo, numerose sono le mostre personali e le presenze alle mostre collettive in Musei e spazi istituzionali in Italia e all’estero. Nel 1980 è presente con una sala personale alla XXXIX Biennale d’arte di Venezia con 461 fogli de I fatti della vita, e nel 1990 tornerà alla XLIV Biennale d’arte di Venezia a cura di L. Cherubini, F. Gualdoni, L. Vergine con due monumentali lavori del ciclo Il Movimento delle cose.
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Presso i magnifici spazi del Museo MA*GA di Gallarate viene organizzata una mostra sulla Dadamaino, in collaborazione con Archivio Opera Dadamaino, con il supporto di Galleria Arte Martinelli
La retrospettiva dedicata a Dadamaino (Edoarda Emilia Maino, 1930-2004) ripercorre le tappe fondamentali del percorso artistico di una delle maggiori protagoniste dell’avanguardia del secondo Novecento, dall’indagine sulla pittura monocroma e sulla superficie della tela della fine degli anni Cinquanta, fino al riconoscimento internazionale degli anni Sessanta e alla partecipazione a due fondamentali Esposizioni Internazionali d’Arte della Biennale di Venezia, nel 1980 con una sala personale a cura di Vittorio Fagone in cui espone I fatti della vita, e nel 1990 con due lavori del ciclo Il movimento delle cose, invitata da Laura Cherubini, Flaminio Gualdoni e Lea Vergine, entrambi esposti in mostra.
Il percorso espositivo apre con i Volumi della fine degli anni Cinquanta, in cui appare subito evidente il rifiuto della tradizionale pratica pittorica che l’accompagnerà lungo tutta la sua parabola creativa, e prosegue rispettando la modalità di ricerca di Dadamaino che si muove per serie omogenee, ben distinte e caratterizzate tra cui, dopo i Volumi (1958-1960), i Volumi a moduli sfasati (1960-1961), i Rilievi (1961), gli Oggetti ottico-dinamici (1962-1965), i Componibili (1965-1966), La ricerca del colore (1967-1968), l’Arte pubblica e il progetto di Ambienti (1969), i Cromorilievi (1972), L’Inconscio razionale (1975), L’Alfabeto della mente (1977), I fatti della vita (1978-82), le Costellazioni (1981-1987), Il Movimento delle cose (1981-1987).
L’attenzione all’opera di Dadamaino è inoltre l’occasione per il Museo di riflettere sulla propria storia intrecciata a quella del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate che, attraverso importanti occasioni espositive, ha permesso di costruire una collezione di grande valore incentrata sugli artisti italiani.
Nel 1976 Dadamaino partecipa con due opere alla seconda mostra della X edizione del Premio Nazionale Arti Visive città di Gallarate, L’arte di ispirazione scientifica e tecnologica, invitata da Umbro Apollonio. In questa occasione la commissione artistica premia e acquista l’opera Volume a moduli sfasati del 1960 che entra ufficialmente nella collezione della Civica Galleria d’Arte Moderna, ora MA*GA . Accanto a lei esponevano molti artisti che nel decennio corrente e in quello precedente avevano condiviso la partecipazione a gruppi e a tendenze, la ricerca di linguaggi sperimentali, le lotte culturali e personali per il rinnovamento delle arti in Italia.
Per questo motivo in mostra le opere di Dadamaino dialogano con le opere della collezione del MA*GA di Lucio Fontana, mentore di molti giovani artisti, Enrico Castellani e Piero Manzoni, Davide Boriani, Bruno Munari, Getulio Alviani, Gianni Colombo, Nanda Vigo e Grazia Varisco per far rivivere appieno il fervore culturale di quegli anni.